Google+ CEREBRO Lo Stanzone Rotondo: Free to Play, un modello sostenibile?

martedì 9 settembre 2014

Free to Play, un modello sostenibile?


Un saluto a tutti e comincio subito mettendo le mani avanti, per evitare (se possibile) di essere sommerso di critiche, puntualizzazioni, minacce e teste di cavallo mozzate nel letto; citerò solo alcuni titoli ed alcune piattaforme di gioco, semplicemente ciò che ho toccato con mano, per evitare di sparare più cavolate del necessario.
Il fenomeno “Free to Play” esiste già da diverso tempo, ma negli ultimi anni ha cominciato ad avere una risonanza di
una certa portata, favorita sopratutto da quei titoli che si appoggiano alle piattaforme mobili, tanto diffuse al giorno d'oggi (come Tablet e Smartphone) e con una sempre più marcata componente “Social” (si, quella che va ad intafanare tutte le nostre bacheche dei Social Network).
Come tutti sappiamo questo tipo di prodotto è nato su PC, e, spesso, con scopi puramente pubblicitari; inutile negare che, spesso, ci si trovava di fronte a pessimi titoli che si limitavano, perlopiù, a scimmiottare in malo modo i giochi più in voga del momento, e la promessa del gioco gratis veniva barattata tramite una interminabile serie di registrazioni e sottoscrizioni varie, al solo scopo di ricoprirci di pubblicità.
Sarò sincero, ho sempre osteggiato questo genere di prodotti fino a non molto tempo fa: quello che trovavo insopportabile era il putridume che ci veniva servito in cambio di una pesante e prolungata tortura dei nostri organi genitali tra banner pubblicitari, client e software vario da scaricare.
Abbandonato, quindi, per parecchio tempo quello che avevo cominciato a vedere come uno “sport per barboni digitali”, mi sono ritrovato ad affacciarmi a questo mondo negli ultimi 2/3 anni, notando un cambiamento molto marcato: dove prima abbondavano promesse da marinaio per mascherare richieste (spropositate) di soldi e pubblicità a iosa, ora mi trovavo di fronte alle microtransazioni, messe abbastanza in chiaro già al momento del download del software.
Già, le microtransazioni: questo spauracchio che viene visto dalla maggior parte di noi videogiocatori come un tentativo di truffa, di estorsione, come un affronto alla nostra “morale videoludica”
Ma siamo proprio sicuri che sia effettivamente un furto e un estorsione o, forse, non ci accorgiamo che non è proprio così?
Tutti sappiamo che lo sviluppo di un videogame di una certa qualità richiede un investimento che raggiunge (e, a volte, supera) quello delle produzioni cinematografiche (e non mi riferisco ai film della Asylum...); quindi a fronte di determinati investimenti, deve esserci un adeguato ritorno economico, che viene coperto con queste transazioni; ora tutto sta a capire dove inizia la fregatura vera e dove, a mio avviso, siamo nel lecito.
Per farsi un idea credo si debba distinguere tra “Free to Play” e “Play for Free”, e non è un sofisticato esercizio di grammatica; là dove ci troviamo di fronte ad un Free to Play ci viene data, sì, la possibilità di usufruire del software gratuitamente, ma allo stesso modo ci viene, effettivamente, impedito di goderne, per tutta una serie di pesanti limitazioni, rimovibili solo tramite esborso di denaro: molte volte non ci troviamo in grado nemmeno di valutare il prodotto nella sua completezza a causa di queste limitazioni, e quindi la scelta è rischiare la spesa o meno.
Dall'altra parte ci troviamo di fronte a quelli che io chiamo “Paly for Free”, ossia prodotti che ci consentono, effettivamente, di poter giocare e godere dell'esperienza senza pagare un centesimo, ovviamente rinunciando a qualcosa e rendendo alcune parti del gioco decisamente più impegnative.
Proprio questa ultima categoria potrebbe, a mio avviso, portare un piccolo scrollone all'industria dei videogiochi, che ormai mi sembra una sorta di stanco pachiderma capace solo di sfornare seguiti, spin-off e reboot.
Porto un esempio pratico: Warframe (esempio pratico, poi può piacere o meno, per la carità)
Mi sono avvicinato a questo titolo (su PS4) devastato dalla penuria di titoli per l'ammiraglia Sony, e poco attratto dall'unica alternativa, ossia stare a fissare la Dashboard con la sua musichetta da studio dentistico.
Il gioco mi è piaciuto e ho proseguito a giocarlo, intensamente, per diversi mesi, fino ad arrivare alla decisione di fare un piccolo investimento su di esso e comprare un paio di pacchetti.
E qua mi immagino già le vostre facce disgustate: “ma come, sei scemo, paghi per un free to play?!?!?”
Si, ho pagato (6 euro in tutto, nel giro di 7 mesi) per quel gioco e lo rifarei di nuovo: dopo tanto tempo mi ero trovato di fronte ad un prodotto (magari non perfetto) che veniva costantemente rinnovato per mantenere l'interesse e plasmato (per quanto possibile) sui feed della sua comunity.




Ora, ditemi, quanti titoli tripla A o presunti tali fanno cose del genere? E quando lo fanno, a che prezzo?
Sicuramente state ancora pensando che io sia un fesso (tipo Buba in Forrest Gump) e che mi sono fatto estorcere denaro, ma, forse, non è capitato anche a voi senza che ci abbaiate pensato più di tanto?Faccio un paio di esempi tanto per farmi odiare?
Call of Duty e Battlefield. Abbiamo (e mi ci metto dentro anche io, sia chiaro) pagato 70€ per il gioco (e tralasciamo il discorso patch ogni 15 giorni...)e poi, con cadenza trimestrale, abbiamo continuato a foraggiarlo a botte da 15€ per ogni espansione che, se si decide di giocarlo approfonditamente in multiplayer, sono praticamente obbligatorie (sempre che non ci divertiamo a passare ore, da soli, dentro a server vuoti come la mia testa).
Allora c'è così tanta differenza dallo spendere 2€, che ne so, per ampliare l'arsenale di un Play for Free? Il titolone tripla A, per essere goduto appieno, non richiede comunque un continuo esborso per pacchetti vari e DLC?
Se avete fatto caso, negli ultimi due anni, sempre più spesso ci viene venduto il “Pacchetto premium” ancor prima dell'uscita del gioco.
Quindi torno a ripetere, è così folle pensare di investire, ad esempio, gli 85€ che finora mi è costato Battlefield 4 in qualche Free to Play? Quanto, e quanti titoli avrei potuto godere con la stessa cifra, con una qualità che ormai si avvicina ai tanto “inarrivabili” tripla A?
Credo che l'avanzare di titoli Free to Play di qualità potrebbe smuovere qualcosa nel nostro caro mondo dei videogiochi, se noi giocatori avessimo il coraggio di provare qualcosa di nuovo, e non di aspettare, con insensata trepidazione, l'ennesimo CoD, Battlefiel, Fifa, ecc, che di diverso uno dall'altro hanno solo il numero sulla copertina.
A voi la parola!

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